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Quale integrazione tra gli scali piemontesi?

Non esistono, se non in un’ottica politica, possibili sinergie tra Caselle e Levaldigi

Lunedì, 14 luglio 2014

L’aerostazione di Cuneo Levaldigi © italyairports.infoRecenti notizie di stampa hanno riproposto piani (non meglio precisati) di “integrazione” tra gli scali di Torino Caselle e Cuneo Levaldigi, i quali risulterebbero sostenuti dal mondo politico e imprenditoriale.

Si tratta, come FlyTorino ha più volte rilevato, di progetti che avrebbero un proprio significato solo in presenza di precise condizioni (dal livello di traffico generato dagli aeroporti alla loro “specializzazione” in determinati segmenti di clientela sino alla sostenibilità economica) che nel caso del Piemonte non sussistono.





“SISTEMI AEROPORTUALI”(dati di traffico 2013)
  VENETO TOSCANO EMILIANO* PIEMONTESE
Pax Tot. 10.579.000 6.463.000 6.431.000 3.451.000
Pax/apt Venezia: 8.404.000
Treviso: 2.175.000
Pisa: 4.480.000
Firenze: 1.983.000
Bologna: 6.194.000
Parma: 197.000
Forlì: 40.000
Torino: 3.160.000
Cuneo: 290.000
*Rimini - altro scalo in crisi – non è computato in quanto l’aera di riferimento è parzialmente diversa

 

Questi semplici dati evidenziano che l’unico “sistema” vero è quello veneto, che a dati economici della società di gestione (SAVE) non paragonabili a quelli delle società piemontesi somma un elevato numero di utenti (oltre tre volte il traffico piemontese) ed una specializzazione delle funzioni: Venezia gestisce il traffico delle cosiddette compagnie major, Treviso quello low cost, che non sarebbe posizionabile a Venezia se non saturando l’aeroporto (problema che a Caselle non sussiste dal momento che lo scalo, dopo l’ampliamento per le olimpiadi potrebbe ospitare fino a 6/7 milioni di passeggeri mentre al momento supera di poco i 3).

Il dualismo toscano nasce soprattutto da limiti dello scalo di Firenze (sia per la pista che per l’aerostazione) che può accogliere solo aerei piccoli (es. i 738 Ryanair non possono atterrare), mentre per quanto riguarda l’Emilia (caso probabilmente più vicino a quello piemontese) si è scelta l’opzione di concentrare il traffico su Bologna: la società di gestione di Forlì, dopo gli immancabili annunci di cordate pronte a rilevarne la proprietà, è ora assoggettata a procedura fallimentare, e Parma sembra anch’esso destinato ad un dimensionamento drastico, senza però che per questo il traffico passeggeri nel complesso generato dalla Regione sia calato (i numeri, anzi, sono estremamente positivi).

Nel caso piemontese, Fly Torino ritiene che una eventuale integrazione tra Caselle e Levaldigi non possa ottenere risultati apprezzabili. Le uniche alternative che vediamo sono il travaso delle risorse di Caselle per coprire le perdite di Cuneo (va ricordato, a questo proposito, che SAGAT ha chiuso il 2012 con una perdita di 1,2 milioni di euro e il 2013 con un utile di soli 0,2 milioni di euro, ragione per cui paiono molto più urgenti azioni per recuperare traffico, come quelle già intraprese da SAGAT), o molto più semplicemente l’accollo da parte della Regione Piemonte, o degli azionisti pubblici o parapubblici che vorranno detenere il controllo di Levaldigi, delle relative perdite.
FlyTorino chiede, quindi, al sindaco Fassino e al nuovo Presidente della Regione Chiamparino una pubblica discussione sulla materia, e più in generale l’abbandono di “piani di integrazione”, “sinergie” et similia che paiono più motivati da compensazioni in sede politica che da seri progetti industriali.


Scarica il comunicato stampa di FlyTorino