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Resoconto della serata sui “City Break”

Da Fiavet e FlyTorino una profonda e attenta analisi del fenomeno dei city-break

Martedì, 23 marzo 2010

Amsterdam: una delle possibili mete di un city-break da Torino - Photo courtesy hotelsinostend.blogsome.com[Angelo Conti - Dal blog "Allacciate le Cinture"]
E' stata davvero un'interessante serata, ieri, quella organizzata da FlyTorino sui "city break".
Un argomento bollente, soprattutto nell'ottica dello sviluppo dei nuovi voli Alitalia da Caselle, che stentano a trovare una loro ragion d'essere, ma anche alla luce dei contradditori dati dell'incoming a Torino del dopo Olimpiade. 
Assente la Sagat che pure era stata informata  (...ovviamente l'interesse verso questo argomento è minimo...),  assente l'assessorato al Turismo (... che vola molto più alto...),   assente Turismo Torino ( ... che avrebbe imparato molto...) c'era invece, oltre al pubblico di soci e non soci di FlyTorino,  un qualificato drappello di agenti di viaggio del direttivo della Fiavet.

E' stato cosi interessantissimo seguire la relazione di Francesco Iovanna (Ingirula Viaggi) che ha analizzato il city break sia in incoming che in outgoing.  Un'analisi precisa, a tratti implacabile, a cominciare da quel misero 17% di turisti esteri  che viene in Piemonte contro il 57% della media italiana. Torino, quinta città in Italia come spesa turistica individuale, genera ottimi volumi di traffico outgoing solo in minima parte intercettati da Caselle.  Iovanna ha corroborato la teoria con una serie di simulazioni pratiche di tariffe.
Carlo Bortott, presidente Fiavet,  ha poi analizzato il ruolo delle agenzie di viaggio, individuando anche le mutazioni nelle abitudini dei clienti conseguenti alla crisi. Ha poi spiegato lo strano rapporto con Ryanair, incapace di stabilire un canale di dialogo con le agenzie. Ed anche gli errori della promozione post-olimpica di Torino, lanciata con troppo ritardo, quando l'immagine della città a cinque cerchi era ormai in discesa.
Carlo Buffa di Perrero, di Promotour,  ha poi tratteggiato le pecche dell'incoming (con alcune perle incredibili a cominciare dalla chiusura del lunedì della Reggia di Venaria, incredibilmente effettuata anche nel week-end del Festival dei fiori, che ha calamitato circa 30.000 presenze in città).
Si è poi discusso del troppo crente apporto di giovani al turismo incoming (appena il 7% ha meno di 25 annio, forse la peggior media mondiale, località di cure termali a parte...) e della sostanziale differenza di proposta turistica (molto più culturale e molto meno ludica) fra Torino e le altre città italiane.
Ci si è poi interrgati sull'Ostensione della Sindone. Perchè massacrare la città con un evento da 2 milioni di persone concentrate in pochissime settimane, quando si potrebbe rendere la Sindone un'attrazione (di fede e di turismo) permanente? Su questo tema varrebbe la pena lanciare un approfondimento. 
Carlo Bortott ha chiuso con un'analisi della iniziative promozionali diu Torino, spesso attuate in tutto il mondo con forti spese (senza che si possano verificare i reali ritorni), mentre - per quanto riguarda i giovani - s'impone la creazione di nuovi ostelli (l'unico presente a Torino ha otto camere...) ma soprattutto di centri polivalenti in grado di offire ospitalità ma anche momenti di aggregazione e di spettacolo. Per quanto riguarda la centralità dell'aeroporto di Torino,  Bortott ha sostenuto il suo progetto di navette capaci di rifornire il nostro aeroporto di passeggeri, entrando nei dettagli delle proposte fatte da Fiavet alla Sagat.  Che, come purtroppo capita quasi sempre, è stata soltanto ad ascoltare....



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